domenica 14 maggio 2017

Vestiti di target

Vestiti di target - pinup


Il target, questo dimenticato straniero dell’arte scrittoria.
Sei uno scrittore e scrivi, è il tuo compito.
Sei uno scrittore, hai molto da dire e dirlo è tuo compito.
Sei uno scrittore e sei in grado di esprimere le tue idee al meglio, esprimerle è tuo compito.
Sei uno scrittore, hai prodotto articoli, racconti e romanzi a profusione e… nessuno li legge.
Sembra che nessuno prenda in considerazione ciò che hai da dire. Eppure è importante, sensato, interessante, ben scritto.
Perché i lettori non accorrono a frotte per divorare le tue parole?

Perché hai scelto il target sbagliato.

Il target, questo misterioso personaggio che vive nell’ombra.

Il target è come un vestito.

Come?
Aspetta.
Cosa c'entra il target con i vestiti?

Seguimi e lo scopriremo insieme.

Permettimi di prenderla da lontano.

I vestiti, cosa sono i vestiti?


Vestiti di target - abito da sera


Ovviamente per prima cosa sono oggetti utili a coprirci e proteggerci dall'ambiente esterno.
Ci proteggono dal freddo, dal caldo, dal vento, dalla pioggia e via dicendo.
Ma non sono solo questo, i vestiti sono anche il modo in cui ci presentiamo, la corazza che usiamo per affrontare il mondo, l'ambiente intorno a noi e soprattutto, le altre persone.

E infine i vestiti rappresentano il gruppo sociale a cui apparteniamo, a cui miriamo, da cui proveniamo e a cui speriamo di appartenere.

I vestiti sono il nostro primo biglietto da visita, il modo in cui ci mostriamo al mondo, il primo messaggio che diamo di noi.
In sostanza il modo in cui ci vestiamo, con tutti i distinguo del caso, rappresenta ciò che siamo e ciò che cerchiamo di avvicinare e di attrarre.

Pensa alle persone che incontri per strada, spesso sono perfettamente ascrivibili ad un gruppo e/o ceto sociale.
Puoiincontrare giovani darkettoni, giovani e meno giovani metallari, signore ricche con abiti costosi e gadget di lusso e signore ‘vorrei ma non posso’ con abiti e gadget appariscenti ma di poca classe.
Incontriamo uomini e donne in carriera con la loro divisa impossibile da non notare.
Incontriamo bambini felici nei loro abiti sgargianti e bambini meno felici nei loro abiti inamidati.

Ogni volta che incrociamo una persona non possiamo fare a meno di dare una rapida valutazione non solo dell’atteggiamento ma anche dell’abbigliamento e la incaselliamo in una nostra categoria.

Siamo scrittori e questa operazione dobbiamo imparare a farla in modo consapevole.

Non c’è nulla di male, è un ottimo esercizio per imparare a descrivere le persone e i loro atteggiamenti.
Niente di meglio di un viaggio sui mezzi pubblici per accumulare mesi di stereotipi da usare nei nostri racconti.

Vi dirò che non solo non c'è nulla di male ma è un lavoro che ogni scrittore dovrebbe imparare a fare: guardarsi intorno e descrivere le persone per come le vede e per come i suoi processi mentali li rappresentano. Può aiutare molto nel descrivere e può insegnare molto su noi stessi e i nostri razzismi interiori.

Ricordo un giorno in cui non riuscivo a descrivere un teppista, niente da fare, continuavo a scrivere e buttare tutto perché non era reale.
Stremato e arrabbiato ho portato a spasso il cane e, con lui che abbaiava felice, siamo andati al parco.
Lo libero perché possa correre, commettendo il primo reato della giornata, e lo seguo nel suo girovagare rispondendo ai messaggi di facebook, commettendo il secondo errore (un reato gravissimo per uno scrittore) ovvero non guardarmi intorno raccontando le storie delle persone che incontravo.
Quasi vado a sbattere contro un gruppo di persone che parlano.
Mi scuso e mi allontano
Alcuni passi e mi fermo, fulminato.
Alzo la testa dal malefico gadget luccicante e mi giro.
Perfetti, stupendi nei loro cappotti marrone tutti uguali e nella loro postura da mafiosetti di quartiere. Probabilmente erano persone onestissime ma in quel momento sono stati l’ispirazione giusta.
Il mio teppista è diventato un uomo sui 40 anni con cappotto marrone, scarpe da ginnastica su pantaloni verde scuro e cappello sgualcito con sigaretta e telefonino di vecchio tipo.

Vestiti, niente altro che una classificazione dell’abbigliamento.


Ora cambiamo punto di vista.

Siamo scrittori, il nostro lavoro è scrivere, o è quello che vorremmo far diventare il nostro lavoro.
Siamo scrittori, abbiamo creato prodotti, libri, racconti, romanzi, poesie, novelle, pagine piene di idee nella peggiore delle ipotesi.
Siamo scrittori, dobbiamo mostrare questi nostri prodotti e dobbiamo attrarre chi sia disposto a leggerli.

Secondo te sarebbe saggio uscire nudi in strada?
Credo di no.
A meno che non vuoi far parlare molto di te e passare qualche ora in questura.
Quindi allo stesso modo perché uscire con un prodotto senza averlo vestito come si deve?
Vestiti di target - il Re è nudo


La scelta del target è pari alla scelta dei vestiti prima di uscire di casa.

Così come si sceglie come presentarsi, cosa rappresentare e chi si vuole attrarre, così si deve scegliere come presentare il proprio prodotto e chi deve attrarre.

Purtroppo spesso quando chiedo “Quale è il target del tuo libro” mi sento rispondere con una qualche versione di “tutti”.
Sbagliato!

Tutti e nessuno non sono un target, sono mancanza di consapevolezza, sono mancanza di comprensione, sono la più lampante evidenza che non si ha alcuna consapevolezza e conoscenza di quello che stai sta facendo.

Troppo raramente chi scrive lo fa consapevolmente.
Troppo spesso chi scrive crede di poterlo fare per chiunque, crede che chiunque potrebbe essere interessato a quanto scritto.
Non c'è nulla di più sbagliato.
È il tipo di ragionamento, o non ragionamento, che ti porta al fallimento.
Chi veramente riesce ad avere successo scrive per una nicchia, la più piccola possibile.

Se cerchi su wikipedia scopri che i generi letterari sono innumerevoli, la maggior parte degli scrittori che incontro si vanta di scrivere storie non di genere... quando chiedo come sia possibile e che cosa scrive ecco che immediatamente individuo almeno 3 o 4 generi nei suoi racconti... e lui (o lei) non ne è neppure consapevole.

È un poco come quando vedi quelle ragazze vestite con colori che non hanno senso, non lo fanno per provocare, non sono proprio in grado di coordinare i colori dei propri abiti.
Il risultato che ottengono non è quello di provocare ma di apparire inutilmente ridicole.
P.S. Io vesto sempre di nero per non sbagliarmi. ^__^

Così sono i tuoi racconti se non sei consapevole del tuo target.

Quando incontri una persona vestita con colori sgargianti e ben coordinati forse ti strappa un sorriso, forse ti esce un ‘esagarato’ ma di certo non passa inosservata.
Se arrivi a casa e racconti quello che hai visto parlerai del signore con i pantaloni azzurro serenity e la camicia rosa quarzo (che per inciso erano i colori del 2016) non certo dell’uomo in abito grigio e dall’aspetto polveroso che era di fianco.
Ma se arrivi in ufficio e il tuo capo ufficio è vestito di rosa e azzurro non fa una bella impressione, quanto meno sarà difficile prenderlo sul serio. Se invece ha un completo grigio e polveroso ecco che subito ha accumulato punti rispetto. Non ho mai capito perché.
Anzi, sì. Entrambi sono vestiti per un target preciso, il primo per colpire chi lo incrocia di sfuggita, il secondo per colpire chi deve rapportarsi a lui in un preciso ambito.
Entrambi sono perfettamente vestiti per il proprio target e sarebbero completamente sbagliati per il target opposto.


Target

Vestiti di target - Target

“Ne sento sempre parlare ma a parte quello di Call for Duty non so cosa sia?”
Una battuta?
Sì, certo, ma è una domanda che mi sono sentito porre realmente non molti mesi fa.
In effetti il target in call of duty e nei vari FPS (First Person Shooter) è importantissimo.
Ma non lo è meno in altri ambiti, fra cui il nostro.

Ecco cosa è il target:
Il target è quel gruppo di persone disposto a leggere i nostri libri... e magari anche comprarli.

Fine, semplice, quasi banale.

Tutti gli altri, tutte le persone che non sono interessate a leggere (comprare) il nostro libro non devono essere considerate nella definizione del nostro target. Anzi, devono essere scartate, non devono essere prese in considerazione fino a quando non rientrano nel nostro target.

Ti sembra una brutta cosa?

Pensaci un attimo. Preferisci vendere migliaia di copie del tuo libro, una volta, a dei perfetti sconosciuti che non compreranno mai più un tuo libro o preferisci vendere meno copie ma a un gruppo di lettori che ti apprezza e ti segue nel tempo?

Facciamo qualche esempio di target per capirci meglio?

Mi ha colpito un esempio che lessi qualche anno fa, non ricordo dove.
Se scriviamo un libro per bambini quale è il nostro target?
I bambini ovviamente. Sicuri? Pensateci bene.
Non basta.
Il nostro libro è scritto per una precisa fascia di età quindi se scriviamo per bambini di 5 anni non ci interessano ne quelli di 3 ne quelli di 10, ci interessano solo quelli da 4 a 6 anni.
Nell’editoria per l’infanzia è molto importante la fascia di età.
Dovrebbe esserlo anche per gli altri settori ma spesso ce ne dimentichiamo.
Ma andiamo oltre, il nostro target sono i bambini di 5 anni.
Ottimo. Sembra semplice vero?
Ecco invece che esce un target secondario e non meno importante.
Poiché è raro vedere un bambino di 5 anni che va a comprarsi le cose da solo non dobbiamo dimenticarci dei genitori, anche loro sono parte del nostro target. I genitori di bambini di 5 anni.
E chi sono questi genitori?
Difficilmente saranno ragazzi di 20 anni o meno.
Difficilmente, saranno ultracinquantenni (anche, ma molto meno).
La fascia di età dei genitori di bambini di 5 anni è probabilmente quella fra 30 e 40 anni.
Probabilmente ci interessano persone che siano in grado di comprare i nostri libri quindi aggiungiamo che devono avere un lavoro.
Quindi il nostro target secondario è rappresentato da persone nate fra la seconda metà degli anni 70 e la seconda metà degli anni 80 che hanno un lavoro.
Et voilà, ora non resta che capire cosa vogliono i genitori per i loro figli ed avremo gli elementi utili per scrivere il nostro libro, far fare la copertina migliore possibile e vendere milioni di copie.
E tutto grazie alla scelta del giusto target.
Pensa se avessimo scelto come target persone single di 50 anni senza figli e disoccupate. Quante copie avremmo venduto?

Questo è un esempio interessante ma fin troppo semplice.
Proviamone uno più complesso.
Supponiamo di voler scrivere un romanzo storico, quale potrebbe essere il nostro target?
Partiamo quindi dal definire meglio cosa intendiamo con romanzo storico e decidiamo che sarà una storia d’amore sullo sfondo della Roma di Nerone e la storia dovrà terminare (male ovviamente) durante il famoso incendio.
Facciamo le nostre ricerche storiche e decidiamo che i due innamorati, in un lampo di genialità e estro creativo, sono rampolli di due famiglie fra loro rivali (l'originalità è fondamentale vero?).
Sempre perché l’originalità è il nostro forte diciamo che le famiglie sono rivali politiche e fra loro non di rado scorre il sangue cosi ci mettiamo qualche elemento thriller in mezzo, magari uno o più omicidi.
Abbiamo una montagna di elementi per individuare il prototipo del nostro lettore.
Innanzitutto deve essere interessato alla storia e in particolare a quella romana.
Poi deve essere un lettore di thriller e storie d’amore
Un target talmente preciso e ben definito che possiamo fare delle campagne di marketing quasi inserendo i nomi delle singole persone.
Poi pensiamo ai target secondari.
Possiamo decidere di fare una attenta ricostruzione storica della vita giornaliera delle famiglie ricche di Roma e quindi uno dei target secondari potrebbe essere i lettori di storie popolari, che parlano della vita quotidiana.
Possiamo decidere di ampliare l’aspetto misterioso e investigativo derivante dagli omicidi e quindi possiamo scegliere gli appassionati di thriller rafforzando ulteriormente il target primario.
Oppure possiamo dare più enfasi alla storia d’amore e cercare di catturare i lettori di romance (che è un genere che va forte, molto forte).
Non cercherei mai più di uno, al massimo due target secondari perché renderebbe la scrittura del romanzo troppo complessa e pericolosa.
Meglio rendere felice una sola nicchia minuscola che renderne infelici più d’una.
I lettori non dimenticano i nomi degli autori che non sono piaciuti.

Visto quanto è facile?

No, sto scherzando, non è facile per nulla.
Una cosa è trovare un target in modo ipotetico come sopra, una cosa ben diversa è scartare possibilità per il nostro tesssssoro letterario.
Il nostro romanzo è sacro, è meraviglioso, è stupendo e chiunque nella Galassia dovrebbe leggerlo per rendersi conto della meraviglia.
Purtroppo il mondo è malvagio e i lettori sono i malvagi più malvagi che esistono, hanno gusti personali (non tutti invero) e sono vendicativi, si rischia che se un romanzo non piace poi non vogliano più leggere i successivi. Inconcepibile.
Allora accettiamo questo fato crudele e sfoltiamo la pletora dei possibili lettori fino a raggiungere il gruppo più ristretto possibile, più piccolo è meglio è.
Più è ristretto e più possiamo limare e ottimizzare la nostra storia in modo da renderla quel diamante perfetto che sappiamo essere.
Vestiti di target - centra il bersaglio

In conclusione.

Quando usciamo di casa decidiamo il vestito che dobbiamo metterci.
In qualche modo questo ci definisce, dice chi siamo e a quale gruppo apparteniamo o vogliamo appartenere.
E questo lo facciamo in modo inconsapevole per la maggior parte delle volte, non sempre ma spesso.

Quando iniziamo a scrivere decidiamo chi sono i nostri lettori, lo facciamo consciamente o inconsciamente ma lo facciamo, molto meglio farlo in modo consapevole.

Molto meglio farlo in modo consapevole ogni volta, ogni singola volta, per ogni singolo pezzo che scriviamo, che sia parte di un progetto più grande o un pezzo fine a se stesso (se esiste qualcosa di fine a se stesso).

Dobbiamo essere consapevoli del messaggio che vogliamo trasmettere e di chi sono le persone a cui lo stiamo indirizzando.

Credimi, quando esci di casa è meglio se sei vestito.

E ora dimmi, cosa c'è di interessante nel tuo armadio oggi?
Vestiti di target - cosa c'è nel tuo armadio

P.S. come sempre le immagini sono tratte da quella fonte meravigliosa che è www.openclipart.org che non ringrazierò mai abbastanza